Il "colpo di frusta“ o trauma distorsivo del rachide cervicale è una patologia traumatica provocata meccanicamente da un’ iperestensione del collo, seguita da un‘iperflessione compressiva, associata o meno a un movimento di inclinazione laterale e/o di rotazione, come avviene, ad esempio, in un tamponamento posteriore d’auto.
Una simile sollecitazione comporta un’azione di accelerazione-decelerazione del capo con trasmissione di forze improvvise e di varia intensità a carico delle strutture molli della regione del collo.
Si tratta di una lesione di grado solo apparentemente minore, spesso sottovalutata o addirittura trascurata nell’immediatezza del trauma, ma la cui evoluzione nelle settimane successive o addirittura nei mesi successivi al trauma può dar luogo a molteplici e complesse sindromi morbose.
Le lesioni che derivano da questo particolare tipo di incidente
interessano sopratutto la muscolatura, i legamenti, i dischi
intervertebrali e, nei casi estremi, le vertebre e il midollo spinale fino al tronco cerebrale.
Il colpo di frusta non si verifica unicamente in caso di incidenti
automobilistici, ma può anche essere il risultato di scontri sul terreno di
gioco, di cadute e di traumi diretti al cranio o alle spalle.
Colpo di frusta e cervicalgie
13 aprile 2017
12 aprile 2017
Sintomi e classificazione
A secondo dei parametri dell’incidente e della sua intensità (età, direzione dell’impatto, velocità, ecc.), i sintomi più comunemente riscontrati sono:
Questi traumi soprattutto quelli riguardanti i primi due gradi della classificazione possono rimanere silenti per ore, mesi o addirittura anni, fino a quando un nuovo trauma non intervenga a riattivare il dolore.
Per evitare problemi futuri e riequilibrare l'asset vertebrale è assolutamente necessario sottoporsi prima di tutto ad una visita presso uno specialista ortopedico, esperto della colonna vertebrale, che sarà in grado di esaminare e valutare la dinamica della lesione e delle strutture ad essa associate con una attenzione particolare rivolta al corretto allineamento e mobilità della colonna vertebrale.
Poi, successivamente, ad un bravo terapista manuale (osteopata) che, oltre ad alcune manovre dolci di pompage, insegni esercizi di mobilizzazione attiva per il recupero del range articolare e della corretta postura.
- Indolenzimento con dolore diffuso.
- Mal di testa.
- Dolori alle spalle, al collo, alle braccia
- Dolore all'articolazione temporo-mandibolare
- Vertigini con nausea (ambienti affollati)
- Intorpidimento, formicolii, debolezza
- Disturbi visivi
- Fotofobia, facile affaticamento e problemi cognitivi
Questi traumi soprattutto quelli riguardanti i primi due gradi della classificazione possono rimanere silenti per ore, mesi o addirittura anni, fino a quando un nuovo trauma non intervenga a riattivare il dolore.
Per evitare problemi futuri e riequilibrare l'asset vertebrale è assolutamente necessario sottoporsi prima di tutto ad una visita presso uno specialista ortopedico, esperto della colonna vertebrale, che sarà in grado di esaminare e valutare la dinamica della lesione e delle strutture ad essa associate con una attenzione particolare rivolta al corretto allineamento e mobilità della colonna vertebrale.
Poi, successivamente, ad un bravo terapista manuale (osteopata) che, oltre ad alcune manovre dolci di pompage, insegni esercizi di mobilizzazione attiva per il recupero del range articolare e della corretta postura.
11 aprile 2017
La terapia
Nelle lesioni minori (grado 1° e
2°) ancora oggi non vi sono chiare
evidenze scientifiche su quale sia il miglior approccio terapeutico e
riabilitativo da adottare in queste evenienze, per i pochi studi presenti in letteratura su questo argomento che abbiano le caratteristiche della Evidence-Based-Research.
Alcuni studi (Yadla, 2008) mostrano come una precoce mobilizzazione possa condurre ad un miglioramento negli esiti, mentre non sembrano esistere motivazioni in letteratura per consigliare l’utilizzo costante del collare cervicale nei gradi più leggeri del colpo di frusta, in considerazione del fatto che i risultati a distanza sono sovrapponibili a quelli in cui il collare non è stato utilizzato.
Infatti alle volte il collare, se utilizzato con continuità, può portare ad un ulteriore diminuzione della funzionalità articolare, con inibizione degli imput propriocettivi che scatenerebbero una maggiore risposta algica al momento della ripresa lavorativa, oltre ad una maggiore sofferenza psicologica.
Una precoce mobilizzazione senza utilizzo o con un utilizzo ridotto al minimo indispensabile di immobilizzazione con collare resta quindi, nei casi più semplici, una valida proposta terapeutica che può contribuire alla determinazione di una strategia riabilitativa individualizzata allo specifico caso clinico.
Alcuni studi (Yadla, 2008) mostrano come una precoce mobilizzazione possa condurre ad un miglioramento negli esiti, mentre non sembrano esistere motivazioni in letteratura per consigliare l’utilizzo costante del collare cervicale nei gradi più leggeri del colpo di frusta, in considerazione del fatto che i risultati a distanza sono sovrapponibili a quelli in cui il collare non è stato utilizzato.
Infatti alle volte il collare, se utilizzato con continuità, può portare ad un ulteriore diminuzione della funzionalità articolare, con inibizione degli imput propriocettivi che scatenerebbero una maggiore risposta algica al momento della ripresa lavorativa, oltre ad una maggiore sofferenza psicologica.
Una precoce mobilizzazione senza utilizzo o con un utilizzo ridotto al minimo indispensabile di immobilizzazione con collare resta quindi, nei casi più semplici, una valida proposta terapeutica che può contribuire alla determinazione di una strategia riabilitativa individualizzata allo specifico caso clinico.
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